Monsignor Mario Delpini, un vescovo ottimista

Lo stemma vescovile di monsignor Delpini (fonte)


Chi è?

Mario Delpini (nome completo Mario Enrico) è nato a Gallarate, in provincia di Varese e diocesi di Milano, il 29 luglio 1951, ma è cresciuto a Jerago con Orago. Dopo aver frequentato le medie e il ginnasio nella scuola statale di Arona, è entrato nell'ottobre 1967 nella sede di Venegono Inferiore del Seminario arcivescovile  di Milano.
È stato ordinato sacerdote il 7 giugno 1975. Dal 1975 al 1985 è stato professore di Lettere antiche nella sede di Seveso del Seminario di Milano, poi, fino al 1987, ha insegnato la stessa materia nella sede di Venegono Inferiore, dove all’epoca era ospitato il Ginnasio-Liceo.
Dopo un periodo di due anni come prete-studente a Roma, dove ha conseguito la Licenza in Teologia Patristica presso l’Istituto Patristico Augustinianum, è diventato Rettore del Liceo del Seminario, a Venegono, mantenendo l’incarico fino al 1993 e continuando l’attività di docente. Da allora e fino al 2000 è stato Rettore del Quadriennio Teologico. Per sei anni, ossia fino al 2006, ha avuto il ruolo di Rettore Maggiore del Seminario di Milano.
Nel 2006 è diventato Vicario Episcopale per la Zona Pastorale VI (Melegnano) della diocesi di Milano. Il 13 luglio 2007 è stato nominato da papa Benedetto XVI Vicario Episcopale della stessa diocesi, col titolo vescovile di Stefanico, venendo ordinato dal cardinal Dionigi Tettamanzi il 23 settembre dello stesso anno. Nel luglio aprile 2012 ha avuto la nomina a Vicario Generale della diocesi di Milano. Oggi, 7 luglio 2017, è stato nominato da papa Francesco Arcivescovo di Milano.


Cosa c’entra con me?

Nel 2007 avevo da poco conosciuto, tramite le Suore di Maria Bambina, una ragazza con la quale avevo avuto immediatamente una forte sintonia anche sul piano spirituale. Un giorno mi scrisse che nella sua parrocchia sarebbe arrivato in visita il Vicario della sua Zona Pastorale, tale monsignor Mario Delpini. Le risposi che il suo nome non mi era nuovo: mi ero messa a seguire da qualche tempo tutti i media diocesani e mi pareva di averlo letto da qualche parte.
Non ricordo con esattezza il giorno, ma tempo dopo mi accadde di conoscerlo personalmente. Ero di passaggio per piazza Fontana, dove ha la sede la Curia di Milano, e non ho perso un attimo per presentarmi a lui. Il mio atteggiamento doveva essere molto simile a qualcuno che vede da vicino un attore o un cantante che ammira: in effetti, avevo deciso di accantonare il mio interesse smodato verso personaggi di quel genere, indirizzandolo verso le personalità ecclesiali, ma rimaneva un modo di fare ancora esagerato. In ogni caso, lui mi fece subito un’impressione molto buona e m’incoraggiò a voler sempre bene ai nostri seminaristi, immagino facendo leva sulla sua reale esperienza.
Altre volte l’ho incrociato insieme alla mia amica di cui sopra, mostrando sempre un’aria comprensiva verso entrambe. Tra l’altro, si adoperò perché lei potesse avere un colloquio con qualcuno che l’aiutasse a risolvere la sua travagliata vicenda vocazionale.
Un altro giorno, nel marzo 2011, mi sono imbattuta in lui nei corridoi della Curia e gli ho chiesto un appuntamento. Poco tempo dopo, sono andata, anche perché mi aveva chiesto di vedere la mia tesi della laurea specialistica su lingua e stile nel De Virginibus di sant’Ambrogio; solo dopo ho scoperto che si era specializzato in Patristica. Già che c’ero, gli ho domandato un consiglio: volevo far stampare, tradotta dal tedesco, una preghiera al Beato Karl Leisner. Gli ho lasciato la mia e-mail e lui mi ha risposto in brevissimo tempo. Alla fine, però, lasciai perdere quell’iniziativa, perché mi appariva troppo complicata.
Intanto continuavo a leggere i suoi contributi su Milano Sette, l’inserto domenicale ambrosiano di Avvenire, e su La Fiaccola, il mensile del Seminario di Milano. Nei suoi interventi, quasi sempre, trovavo delle indicazioni per correggermi dai miei maggiori difetti, oppure mi sentivo in colpa perché ero come i personaggi da lui tratteggiati nei raccontini o nelle lettere immaginarie che vedevo pubblicate.
Avevo poi appreso che, prima sotto lo pseudonimo di Pindaro Melodini (anagramma di “don Mario Delpini”), poi col suo vero nome, aveva indirizzato i suoi consigli ai chierichetti della diocesi mediante la rivista Fiaccolina: in particolare, chissà perché, insisteva molto sul fatto che i ragazzi all’altare non dovessero indossare le scarpe da ginnastica.
Una volta, però, temo di aver fatto una pessima figura nei suoi riguardi. Era il 13 dicembre 2012, giovedì: stavo tornando dall’università, dove avevo partecipato alla Messa per gli universitari, sebbene ormai fosse trascorso un anno dalla laurea. Ero particolarmente infuriata perché avevo sentito parlar male del cardinal Scola e di papa Benedetto XVI da parte di gente che, come minimo, avrebbe dovuto portar loro rispetto. Per farmi passare l’arrabbiatura, mi sono ricordata che dovevo fare una commissione in Curia.
Appena uscita di lì, ho visto monsignor Delpini che entrava. Ho provato a sorridergli, ma ormai le lacrime mi scorrevano sul viso. Non capivo perché ci fosse tutto quell’astio verso il Santo Padre e l’Arcivescovo: senza smettere di piangere, mi domandavo se la Chiesa stesse crollando, come affermavano le persone che avevo ascoltato. Il malcapitato vicario generale, restando in piedi sulla soglia, mi parlò con termini che ancora oggi ricordo: la Chiesa non crollerà perché c’è Gesù, indipendentemente da chi è chiamato a guidarla. In Lui soltanto devo basare la mia fede, non sulle chiacchiere, anche se vengono dai soliti beneinformati.
Quelle stesse parole mi hanno accompagnata tantissimo negli anni successivi, specie quando la mia fiducia verso gli esponenti di spicco del governo ecclesiale, lasciandosi influenzare dalle critiche malevole di qualcuno, sembrava venire meno. Anche in questi giorni in cui la sua nomina era data per sicura mi sono tornate in mente, per cui ho cercato di curarmi poco delle voci lasciate filtrare da chissà chi, impegnandomi a non farle circolare a mia volta (però, lo ammetto, ho preparato il post in anticipo).


Il suo Vangelo


Nei suoi interventi pubblici, ma anche nei raccontini che, almeno dalle mie parti, l’hanno reso discretamente famoso, monsignor Delpini maschera con affermazioni ironiche gli spunti con cui intende far riflettere il suo uditorio. Le sue omelie sono molto particolari nella forma e nella struttura, ma lasciano sempre un senso di gioia e di ottimismo cristiano in chi le ascolta.
Il segreto dietro questo suo stile particolare, che mi è parso trasparire anche nei colloqui privati che ho avuto con lui, lo svela lui stesso nella prefazione a una delle sue raccolte di piccole storie:
Ho scoperto che, per entrare nella verità della Chiesa e della gente si deve passare dalla porta della simpatia e della benevolenza.
Ora che si ritrova a guidare direttamente la Diocesi, prego e spero che non smarrisca mai questo intento e che lo insegni a tutti noi fedeli ambrosiani.


Per saperne di più


Mario Delpini, Dizionario della vita quotidiana, Seminario Arcivescovile di Milano – Comunità propedeutica e del Biennio teologico 1992 (seconda edizione 2002), pp. 52.
Meditazioni originariamente proposte ai seminaristi liceali, ma adatte anche per le riflessioni nei gruppi giovanili.


Mario Delpini, E Dio ti sorprenderà – Meditazioni e auguri per Natale e Pasqua, Seminario Arcivescovile di Milano – Comunità propedeutica e del Biennio teologico 2003 (seconda edizione aggiornata 2004), pp. 48.
La raccolta dei suoi interventi durante le veglie di Natale e di Pasqua in Seminario.


Mario Delpini, Tra incudine e martello – Chiacchiere pastorali, Seminario Arcivescovile di Milano – Comunità propedeutica e del Biennio teologico 2006, pp. 36.
Utilizzando la finzione letteraria dello scambio epistolare tra il dottor Franco Martello e don Innocente Incudine, l’autore propone alcune riflessioni sul ministero del sacerdote, anche anticipando le domande che spesso vengono dai laici.
Questo fascicolo e i due precedenti si possono ordinare agli stessi contatti che servono per abbonarsi alle riviste del Seminario di Milano. Non ricordo il prezzo esatto di ciascuno, ma dovrebbe aggirarsi sui € 2,00.

Mario Delpini, Con il dovuto rispetto – Frammenti di saggezza all’ombra del campanile, San Paolo 2011, pp. 160, € 11,00.
Dall’omonima rubrica tenuta nell’anno 2009-2010 su Milano Sette, una serie di racconti inventati, ma assolutamente verosimili, sulla vita nelle parrocchie.


Mario Delpini, E la farfalla volò – 52 storie sorprendenti, Ancora 2016, pp. 144, € 15,00.
Un’altra raccolta di racconti, uno per ogni settimana dell’anno.

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