Sulla scia di... san Francesco d'Assisi (e non solo)

Si vede l'arcobaleno?
A maggio ho saputo che il mio Decanato di appartenenza aveva organizzato per settembre un pellegrinaggio che avrebbe avuto, tra le altre mete, Assisi. Anche se era previsto poco dopo il mio ritorno dalla GMG di Cracovia, ho deciso di prendervi parte, così da poter affermare con sicurezza che finalmente ho potuto visitare anch’io la città dei santi Francesco e Chiara.
Ecco quindi l’articolo che mi è stato chiesto di scrivere per il bollettino della parrocchia di Santa Maria di Caravaggio a Milano, corredato da qualche foto scattata da me.

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La statua di santa Margherita
in piazza del Duomo a Cortona
Il pellegrinaggio interparrocchiale in occasione del Giubileo della Misericordia, annunciato per il Decanato Navigli la sera dell’11 maggio scorso e previsto per i giorni dal 12 al 15 settembre, è stato vissuto in maniera intensa dai 68 partecipanti, provenienti dalle parrocchie di Santa Maria di Caravaggio (col parroco don Gennaro Prinza), di San Cipriano (col parroco don Luciano Sala), dei Santi Giacomo e Giovanni, di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa (col parroco e decano don Walter Cazzaniga), di San Barnaba in Gratosoglio e di Maria Madre della Chiesa. Le comunità assenti dall’elenco avevano già predisposto in autonomia altri pellegrinaggi giubilari.
La tappa di Cascia, prevista per il 13 settembre, è stata annullata perché il terremoto del 24 agosto, pur non avendo danneggiato la basilica di Santa Rita, ha comunque reso impraticabili le strade per arrivarci. In sostituzione, ma in anticipo rispetto al programma di massima (quindi lunedì 12), il nostro viaggio ha toccato Cortona, pur senza visitare il santuario intitolato alla penitente santa Margherita. La prima Eucaristia è stata quindi celebrata nella concattedrale di Santa Maria Assunta ed è stata seguita dalla visita del Museo Diocesano, dove le opere del Beato Angelico e di Luca Signorelli hanno attratto l’interesse di parecchi dei pellegrini.
Al tramonto, i nostri pullman hanno raggiunto Santa Maria degli Angeli, frazione di Assisi, dove abbiamo alloggiato presso il Cenacolo Francescano. Dopo cena, alcuni di noi hanno deciso di raggiungere l’omonima basilica, che ingloba, nella sua custodia marmorea, la chiesa della Porziuncola, culla dell’Ordine Francescano in tutte le sue diramazioni. L’impatto con l’ambiente in penombra, mentre solo la piccola chiesa interna era illuminata, lasciava senza parole e invitava a concentrarsi su quello che è più essenziale, nell’architettura ma anche nella vita.
Assisi, finalmente!
Il mattino successivo, eccoci ad Assisi, per celebrare la Messa nella cripta che ospita i resti di san Francesco. Don Walter, nella sua omelia, ci ha invitati a soffermarci sulla sua figura anche per i momenti di crisi che ha attraversato, ad esempio quando non capiva se fosse volontà di Dio che dovesse avere così tanti seguaci.
Immediatamente dopo la celebrazione, siamo stati guidati alla scoperta dei tesori artistici della Basilica Inferiore e di quella Superiore. Tanti di noi avevano visto gli affreschi di Giotto e dei suoi collaboratori solo in libri d’arte: averli di fronte dal vivo era decisamente diverso. 
Anche rivolgere abbastanza da vicino lo sguardo al Crocifisso che parlò al giovane Francesco, ora conservato nella basilica di Santa Chiara, ha dato un’impressione diversissima dall’osservare una sua qualsiasi riproduzione. Al pomeriggio, un rapido ritorno alla Porziuncola, prima di partire alla volta di Roma.
San Pietro quasi all'alba
La sveglia di mercoledì 14 è suonata prestissimo: avevamo appuntamento per le 7 all’ingresso dell’ex Sant’Uffizio, per celebrare l’Eucaristia nelle Grotte Vaticane.
A presiedere, il cardinal Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e ambrosiano d’origine. La sua omelia, nella solennità dell’Esaltazione della Santa Croce, ha ricordato ai presenti che la Croce è il modo con cui, dopo l’Incarnazione, Gesù si è voluto rendere ancora più vicino all’umanità.
Subito dopo, uno dei momenti più attesi dell’intero pellegrinaggio: la visita guidata di una San Pietro semideserta, fatta eccezione per qualche cardinale che celebrava la Messa nelle cappelle laterali e dei fedeli che vi prendevano parte. Quest’eccezionale opportunità ci è stata offerta tramite don Angelo Magistrelli, Superiore generale dell’Opera Don Folci e parroco uscente dei Santi Pietro e Paolo ai Tre Ronchetti, il quale ha inviato un suo giovanissimo confratello, don Luigi Portarulo, ad illustrarci ogni più minuto aspetto della Basilica Vaticana.
Tra le parole pronunciate da papa Francesco nel corso dell’udienza generale cui abbiamo partecipato, alcune in particolare sembravano rivolte proprio a noi. Ha infatti dichiarato:
Accogliendo l’invito a celebrare questo anno di grazia del Giubileo, in tutto il mondo i pellegrini varcano la Porta della Misericordia aperta nelle cattedrali, nei santuari, in tante chiese del mondo, negli ospedali, nelle carceri. Perché varcano questa Porta della Misericordia? Per trovare Gesù, per trovare l’amicizia di Gesù, per trovare il ristoro che soltanto Gesù dà. Questo cammino esprime la conversione di ogni discepolo che si pone alla sequela di Gesù. E la conversione consiste sempre nello scoprire la misericordia del Signore. Essa è infinita e inesauribile: è grande la misericordia del Signore! Attraversando la Porta Santa, quindi, professiamo «che l’amore è presente nel mondo e che questo amore è più potente di ogni genere di male, in cui l’uomo, l’umanità, il mondo sono coinvolti»,
come ha scritto san Giovanni Paolo II nell’Enciclica Dives in misericordia.
A casa di san Filippo non si può che respirare aria di Paradiso!
Nel pomeriggio ci attendevano altre due edifici sacri ricchi di storia e di memoria: San Luigi dei Francesi, con le opere di Caravaggio, e Santa Maria in Vallicella, la “Chiesa Nuova” che custodisce le spoglie di san Filippo Neri e del Venerabile Cesare Baronio. La passione con cui le due ragazze che ci hanno fatto da guida ha colpito positivamente molti di noi, specie quanti conoscevano il fondatore della Congregazione dell’Oratorio solo per il film o la miniserie televisiva a lui dedicate.
La giornata si è conclusa con un breve giro notturno in pullman, terminato nei pressi della Fontana di Trevi. Di sicuro qualcuno deve aver gettato una monetina nel fontanone, sperando di poter visitare di nuovo Roma.
Il mattino di giovedì 15 non è iniziato nel migliore dei modi: dopo tre giorni di bel tempo, abbiamo dovuto dirigerci a Santa Maria Maggiore sotto un cielo grigio e carico di nuvole. Il traffico romano, poi, contribuiva a peggiorare l’umore. L’arrivo alla basilica, dopo quasi due ore di tragitto, è fortunatamente avvenuto in condizioni migliori e ha risollevato gli animi. Don Luciano, che ha presieduto la Messa nella cappella di fronte a quella dov’è venerata la Madonna Salus Populi Romani, ci ha invitati a riflettere se le nostre azioni siano rivolte alla gloria di Dio o a cercare un tornaconto personale, né più né meno di come hanno agito, nel corso dei secoli, papi e mecenati ecclesiastici vari.
La nostra ultima tappa è stata la basilica di San Giovanni in Laterano, occasione per riflettere sul fatto che il Papa è anche Vescovo di Roma e, come tale, presiede nella carità tutte le Chiese. Per mancanza di tempo, non abbiamo potuto vedere se non dall’esterno il Santuario della Scala Santa: per le 16 dovevamo essere sui nostri due pullman, così da essere a Milano in serata.

Questo pellegrinaggio è sicuramente servito per ottenere l’indulgenza annessa alla visita delle Basiliche Maggiori, ma ha portato anche ulteriori frutti. Il principale, aver scoperto o compreso una volta di più che la Chiesa non si limita all’ombra del campanile (quando c’è) della nostra parrocchiale: è qualcosa di più vasto, che si estende alle nostre vicinanze e, man mano, a tutto il mondo. Compito nostro è stato non dimenticarlo, portando a casa non solo ricordini vari, ma anche la certezza di essere sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre.

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